L'ETÀ COME FATTORE UMANO E BIOMECCANICO
DI UN INCIDENTE STRADALE
Negli ultimi tempi si è raggiunto, grazie al benessere economico, un miglioramento delle condizioni di salute che ha permesso un innalzamento dell'età di guida anche oltre i 70 anni. Le limitazioni dovute all'invecchiamento possono aumentare il rischio di incidenti, mentre una maggiore vulnerabilità fisica incrementa la gravità degli infortuni. Tali deficit non necessariamente conducono ad atteggiamenti rischiosi poiché possono essere compensati da fattori quali la consapevolezza delle proprie limitazioni, l’esperienza di guida, la scelta di privilegiare alcune situazioni come la guida su strade poco trafficate o nelle ore diurne o in condizioni climatiche favorevoli. Il decadimento delle prestazioni psico-fisiche dovute all'età è un tema affrontato in sede di rinnovo patente ma è spesso trascurato nella ricostruzione di un sinistro stradale. Nella presente trattazione si cercherà di correlare l’età dell’individuo con il fattore umano e con la risposta alle sollecitazioni sviluppate durante un incidente (fattore biomeccanico).
IL FATTORE UMANO
Il fattore umano è costituito dall'insieme dei comportamenti, delle condizioni fisiche, degli stati psicologici dell'uomo e si stima che i conducenti dei veicoli contribuiscano nella misura del 90% alla successione degli eventi che conducono ad un incidente stradale. Quando le caratteristiche fisiologiche, psicologiche dell'organismo umano e le condizioni al contorno (della strada o dell’ambiente, ma anche dei veicoli) diventano tali da eccedere i normali valori della capacità di guida, si innalza il livello di rischio.
L’aumento dell’età conduce inesorabilmente alla diminuzione delle prestazioni di conduzione di guida, in particolare si ha difficoltà nell'adattarsi e nel prendere decisioni rapidamente e sotto pressione, nell'elaborare compiti complessi e nel percepire nuove situazioni.
La seguente figura mostra come le persone di età superiore ai 65 anni incorrono più facilmente ad incidenti provocati da violazioni stradali più comuni, ovvero la mancata precedenza ed errori di svolta, mentre gli incidenti causati per eccesso di velocità o influsso di alcol diminuiscono al crescere dell’età.
Con l’aumentare dell’età si manifesta un decadimento sia delle capacità visive e percettive, che delle capacità cognitive e fisiche. Spesso accade che la diminuzione dell’acuità visiva (capacità di vedere i dettagli) avvenga così lentamente che le persone non ne notino il peggioramento e quindi spesso sopravvalutino le loro capacità visive. Dai nostri occhi vengono percepiti il 90% delle informazioni necessarie alla guida; invecchiando diminuiscono la sensibilità al contrasto, la messa a fuoco per le diverse distanze è regolata meno velocemente, la visione periferica si restringe e diminuisce l’adattamento al buio. Occorre più del doppio del tempo per adattarsi al passaggio dalla luce al buio rispetto ad un ventenne, con la possibilità che aumenti la percentuale di abbagliamento nelle normali condizioni di guida. La Fig. 2 mostra l’interpolazione lineare tra distanza di leggibilità dei segnali stradali e l’età del conducente (1 feet = 0.3 metri): un 75enne mette a fuoco un segnale stradale ad una distanza pari o inferiore a 100 metri mentre un 25enne distingue un segnale distante 150 metri.
La progressiva perdita delle capacità cognitive legata all'invecchiamento, come la perdita della vista, ha un impatto significativo sulla capacità del conducente di cogliere gli input provenienti dagli altri utenti della strada e dalle infrastrutture. È stato dimostrato che, generalmente, i tempi di reazione degli anziani aumentano proprio nei momenti in cui è necessario prendere decisioni celeri in situazioni complesse (Fig. 3).
Al fine di diminuire il rischio di incidenti stradali legati a fattori umani, sulle moderne vetture sono stati sviluppati numerosi sistemi di sicurezza attiva, anti-collisione, di comunicazione e di allarme per pericoli od ostacoli imminenti ed altri dispositivi per la rilevazione delle condizioni del conducente o per la correzione automatica di errori di guida.
IL FATTORE BIOMECCANICO
Con l’avanzare dell’età si ha una riduzione, oltre che della vista, anche della flessibilità e della sicurezza nelle attività senso-motorie nonché della forza muscolare, della velocità dei movimenti e dell'agilità degli arti. Tali limitazioni possono essere fonte di pericolo durante la normale guida, ovvero nelle intersezioni a causa del rallentato e limitato movimento rotatorio del capo per il controllo del flusso veicolare, e nelle manovre di emergenza per la diminuzione della forza muscolare e dell’agilità negli arti per spingere energicamente il pedale del freno o ruotare rapidamente il volante. In una ricerca condotta da Kuhlman nel 1993, gli anziani presentano rispetto ai giovani il 12% in meno di flessione cervicale, il 32% in meno di estensione del collo, il 22% in meno di flessione laterale e il 25% in meno di rotazione.
Molti anziani sono limitati nei movimenti a causa della normale degenerazione biologica del tessuto osseo che diventa altamente vulnerabile alla rottura. La Fig. 4 mostra i tipi di lesioni più frequenti registrati nell'UE tra il 2005 e 2008, mettendo a confronto la distribuzione degli infortuni tra gli anziani e gli altri utenti della strada: più del 40% degli anziani riporta fratture ossee a seguito di incidenti.
La Fig. 5 mostra che negli incidenti stradali, a parità di velocità ed accelerazioni subite dal veicolo, aumenta la probabilità di lesioni gravi (MAIS 4+) per occupanti over 65. Il genere femminile risulta più soggetto all'osteoporosi a causa della perdita del calcio nelle ossa e pertanto presenta un rischio lesivo lievemente maggiore rispetto al genere maschile. A tal riguardo, in Fig. 6 è possibile notare che fino a 64 anni il genere maschile è maggiormente predisposto a subire lesioni mentre, oltre i 65 anni, la fragilità ossea delle donne fa invertire la tendenza.
In aggiunta è possibile stabilire una corrispondenza tra la frequenza delle lesioni gravi, l’età e la variazione di velocità per urti frontali. Nel dettaglio, il 50 % degli occupanti giovani subisce lesioni gravi per variazioni di velocità di poco inferiori ai 40 km/h mentre la medesima percentuale di occupanti anziani si ottiene per variazioni di velocità di circa 55 km/h, superiore di 15 km/h rispetto al caso precedente (Fig. 7). Nel 2001 Evans ha determinato che in presenza della stessa forza di impatto un 75enne, rispetto ad un 18enne, incorre in un rischio di mortalità superiore di circa il triplo.
Una ricerca dell’Università della Virginia ha utilizzato tre gruppi di conducenti, suddivisi per età, in rapporto all'utilizzo della cintura di sicurezza e all'attivazione dell’airbag, concentrandosi sulle lesioni subite dalle diverse parti del corpo (testa, collo, petto, addome, colonna vertebrale, arti superiori, arti inferiori, bacino). É possibile constatare un aumento considerevole delle lesioni fatali sul torace nel gruppo +65, dovuto essenzialmente alla cintura di sicurezza che comprime una cassa toracica non più elastica e resistente e che genera, di conseguenza, un maggior traumatismo rispetto alle altre fasce di età (Fig. 8).
Per concludere, si ritiene che l’avanzamento dell’età produca una riduzione dei riflessi, una diminuzione del campo visivo ed una differente risposta biomeccanica delle strutture del corpo alle sollecitazioni generate durante un incidente stradale.